“Lettera a mia moglie morta”, di Vlastimil Košvanec

Cara Sida, mi inchino profondamente davanti alle tue ceneri e permetti al tuo Vlasta di renderti onore e da questo luogo di confessare il suo amore e ammirazione e la sua umile gratitudine. Sei stata, cara Sida, il tutto, sei stata una moglie affettuosa, sei stata un’amica: sei stata allegra compagna delle nostre giornate soleggiate e nei tempi brutti una leonessa coraggiosa. Eri capace di donare a tutti te stessa, lo facevi volentieri e senza pretendere nulla. E per te stessa bastava così poco. Avevi una vena umoristica indistruttibile perché eri bellissima. Il tuo corpo era bellissimo e anche la tua anima lo era. Io stesso posso testimoniare la tua bellezza fisica come tutti coloro che ti hanno conosciuta. Sei stata bella anche nella tua morte, non ne avevi paura come non avevi paura della vita. La tua testolina un po’ inclinata sul bianco capezzale e i boccoli dei tuoi capelli castani scendevano sul tuo petto esanime.

Vlastimil Košvanec con sua moglie Sida e il cane. Anni’30

Le tue mani laboriose erano belle e ancora calde quando la tua anima andava via. Ti sei addormentata con un sorriso felice sulle labbra. Anche nella bara nera eri bellissima nel tuo vestito marrone che tu stessa avevi scelto, con le tre immagini sante che ho fedelmente messo nelle tue mani giunte, come mi avevi lasciato detto. E il sorriso felice non ha abbandonato il tuo volto. La bellezza e la tenerezza del tuo animo sono confermati dai fatti e dalle opere che ci hai lasciato. Forse, nel profondo del cuore qualche volta ti ho fatto male, poiché nel breve tempo, in cui ti è stato concesso di affermare il tuo talento di pittrice, tu non hai potuto esprimere tutto ciò che avevi dentro di te in abbondanza. Niente affatto! Quei 300 quadri che hai dipinto saranno un’eterna testimonianza del tuo senso estetico, del tuo talento innato che non può essere negato. Ti faccio da testimone, cara Sida, come tu, donna del popolo, intagliatrice di campagna hai preso per la prima volta il pennello in mano e quasi di colpo, durante le notti, hai dipinto 60 quadri, per la tua prima mostra a Topic. E nel contempo cucinavi per il tuo sciocco Vlasta e rimediavi l’indispensabile. E che sorriso ammaliante hai sfoderato quando il Dott. Feigl ti ha “scoperta” ed è poi riuscito a strappare il viaggio a Parigi con la celebre Laurencinova.

Come eri trepidante e con quanto amore nello spirito nobile della competizione, componevi i mazzi di fiori con le genziane blu e con i cuoricini che tu coltivavi nel giardino di Liboc, e che sapevi dipingere egregiamente come dipingevi i tuoi cari gattini e cagnolini come se fossero vivi. E la gioia della tua giovinezza, quando dipingevi i tuoi figlioli nei campi di gioco, le tue giostre e i tuoi paesaggi invernali pieni di vento, gli sciatori – bambini con lo slittino e con i pattini e le battaglie a palle di neve. Il tutto appariva così caldamente ceco. Tutto quello che il dottor Feigl voleva portare a Parigi e affermarti lì come la sua scoperta di un talento miracoloso. Purtroppo gli eventi dell’anno 1939 hanno sconvolto il mondo, hanno compromesso il tuo sviluppo iniziato a fatica e che ti avrebbe portato alle più alte mete della pittura europea a cui miravi. La malattia ha immobilizzato la tua mano magica e la morte ha chiuso il tuo occhio stupendo, che coglieva arguto la meraviglia della natura, una limpida ginestra con cui guardavi il mondo e attraverso il quale, chiunque ti volesse bene, poteva scorgere la bellezza della tua anima. Non mi sto accomiatando da te, cara Sida, vivo solo con il ricordo di te e il mio corpo, ridotto in cenere, riposerà sulla colonnina di fronte, accanto a te, di nuovo accanto a te, mia cara Sida. E in mezzo a noi solo il Cristo con la corona di rovi a riconferma che anche nella sofferenza vi è la bellezza (…) Le tue ceneri e il tuo nome saranno di ornamento a questa tomba, una pietra sull’altra sarà messa ed io, il tuo Vlasta, umilmente mi rivolgo a te. Tu non hai mai bramato le ricchezze terrene e la fama, ma sei stata più ricca di tutti i ricconi di questo mondo con i tuoi principi ancorati all’amore e alla bellezza qui in terra, che tu hai visto quando la tua anima saliva da Dio. So che la tua anima era buona. Tu chiedi al Creatore di essere clemente verso di noi che qui restiamo e di perdonare i nostri peccati se ci siamo smarriti. Che tu sia, cara Sida, qui benvenuta e arrivederci.

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